FLOWERS Di Lindsay Kemp
Flowers...una Pantomima per Jean Genet", basato molto liberamente sul romanzo "Nostra Signora dei Fiori" dello scrittore francese. Nasce così, mescolando i vari linguaggi che ha studiato e soprattutto praticato sulla scena, il suo particolare e unico stile, tra tradizione e novità, "la sua straordinaria individualità di interprete incastonato come un gioiello in una multiforme compagnia di talenti fusi insieme dalle sue doti di direttore e di regista". Nel 1974, una nuova versione di "Flowers" in un piccolo teatro di Londra ottiene un successo tale da doversi trasferire in un prestigioso teatro del West End e dopo mesi di trionfo a Broadway, New York. Ha inizio allora per Kemp una lunga e fortunatissima carriera internazionale che lo porta in ogni angolo del globo, con spettacoli di grande effetto visivo e musicale in cui si fondono intrattenimento, sensualità, rito, parodia, melodramma, umorismo, intensità emotiva, forte e coinvolgente trasgressione, spesso a carattere sessuale.
Flowers è stato programmato nei più grandi teatri del mondo per quattro anni e vi hanno assistito più di un milione di spettatori, inoltre è stato una delle prime rappresentazione teatrali a carattere omosessuale ed è diventato in pochissimo tempo uno spettacolo cult per tutto il mondo GLBT.
Flowers (1978) Pantomima da “Nostra Signora dei Fiori” di Jean Genet Interpreti: Lindsay Kemp Company Percussioni: Joji Hirota Luci: John Spradbery Scene e Costumi: Lindsay Kemp Regia: Lindsay Kemp
.LINDSAY KEMP PARLA DI FLOWERS «Flowers» è un’opera che unisce elementi di teatro, di mimo e di danza che insieme alla musica, agli effetti, al trucco, ai costumi e alle scene forma uno spettacolo unitario, totale, che ho concepito e disegnato dall’inizio alla fine. La prima scena si svolge in una prigione, con dei detenuti in celle d’isolamento che esprimono il loro grande desiderio di amore e contatto attraverso una danza semi erotica. Segue una scena che è un sogno con dei simboli, alcuni misteriosi, altri ovvi: una prostituta, una madre, un figlio, un corpo crocefisso, eccetera. Dopo questo prologo arriviamo alla scena del funerale: in un cimitero, durante una tempesta, quattro o cinque figure con l’ombrello vestite di nero, passano faticosamente attraverso il fango per arrivare alla tomba di Divina, dove la terra è ancora smossa; arriva il prete e getta lo scompiglio fra i parenti e gli amici del defunto. Appare poi l’amante di Divina, Groom, con dei fiori in mano ed è subito affascinato dal prete. Dopo un simbolico duetto amoroso il prete sparisce. Ernestine, la madre mezza matta di Divina, arriva piena di tristezza; si mette a fare l’amore con lo sposo fra le tombe; alla fine gli spara. I parenti e gli amici si trasformano in avvoltoi e ne celebrano la morte. Un cambiamento rapido di scena ci riporta indietro nel tempo, in un caffè di Parigi dove marinai, prostitute e travestiti ballano insieme. Entra Divina ma è cacciata via con forza. Mentre sta uscendo entra il suo sposo che la invita a ballare e prima ancora di capire cosa stia succedendo, il caffè diventa una sala da ballo; e il ballo diventa il loro matrimonio. Divina e Groom rimangono soli per consumare l’intimo e delicato rito della prima notte di nozze, mentre le luci svaniscono lentamente su loro che cadono sul letto. Il mattino dopo arriva con un banale regalo il miglior amico di Divina e interrompe il loro piacere. Nasce la gelosia; Divina e il suo amico si picchiano. Il marito l’abbandona. Lasciata sola, si sente come Giselle e danza la sua «fantasia». Cambia scena. Un ragazzo uccide un vecchio, scappa, insegue un treno, riesce a salirvi sopra; si addormenta. Ma il vecchio gli appare in sogno, finché finalmente il treno arriva. In quel mentre appare lo sposo e vede il ragazzo con le mani insanguinate. Diventano subito amici; vanno in un vicino caffè dove tre attori cercano stancamente di divertirli. Alla fine escono lasciando gli attori del cabaret disperati. Divina entra nel caffè vuoto e si ricorda dell’amante che l’ha lasciata. Sogna il suo amore ideale, l’Arcangelo Gabriele, e balla con lui sino in Paradiso. Ma sarebbe troppo bello e quando il sogno finisce, l’Arcangelo sparisce nelle nuvole e Divina si ritrova di nuovo sola nel caffè. Entra il ragazzo omicida che gli offre dei fiori; ma quando cercano di abbracciarsi vengono divisi da figure mascherate che cercano di vendicare le vittime. Legano il ragazzo con stracci rossi e lo torturano. Segue un lento rito di morte. Divina, sfinita, toglie la maschera ai vari personaggi dello spettacolo che muoiono. Divina rimane solo con il suo amante crocifisso che muore fra le sue braccia. E il suo urlo riempie il silenzio del palcoscenico.